Da ormai circa 15 anni a questa parte si sta assistendo ad un fenomeno particolarmente curioso, ossia la nascita e lo sviluppo di interi settori precedentemente non esistenti, trainati da società private che cominciano come startup e diventano poi colossi multinazionali, spesso con un numero di dipendenti pari a quello di una piccola cittadina italiana.
I casi più emblematici sono sicuramente quelli delle piattaforme di social network come Facebook e Instagram, di streaming musicale come Spotify, e di mobilità elettrica come Tesla. Quest’ultima società in particolare ha vinto una sfida che era fino a quel momento ritenuta impossibile: quella di rendere accessibile al mercato di massa veicoli elettrici ad alte prestazioni, riuscendo a raggiungere agli inizi del 2020 la cifra sbalorditiva di 1 milione di auto elettriche prodotte.
Tesla, con un fatturato che ad oggi si aggira intorno ai 20 miliardi di dollari, segue una tendenza globale ben più ampia legata al tema dell’evoluzione energetica che viene incontro alle esigenze di una società maggiormente attenta alle questioni ambientali.
Questo trend viene confermato dai dati dell’ICCT (International Council on Clean Transportation – tradotto Consiglio internazionale per il trasporto pulito) secondo i quali nel 2019 sono stati superati i 7 milioni di veicoli elettrici globalmente venduti, con una penetrazione molto forte nei paesi in cui sono presenti normative volte alla diffusione della mobilità elettrica come Cina, Europa e USA.
Dati che sono destinati ad aumentare grazie alla lenta ma costante tendenza dei singoli cittadini a modificare in svolta green i propri consumi e le proprie abitudini. L’Italia risulta in ritardo rispetto ai suoi colleghi dell’UE con un 3% di immatricolazioni di veicoli elettrici rispetto al totale, contro il 12% di media Europeo secondo i dati dello “Smart Mobility Report 2020” realizzato dal Politecnico di Milano.
Una spinta forte verso la sostenibilità ambientale è stata fornita dall’UE nel 2018 con l’accordo tra il Consiglio d’Europa ed il Parlamento Europeo riguardo le regole sulla de-carbonizzazione e l’ammodernamento del settore della mobilità, con l’entrata in vigore della “Clean Mobility Package”.
Sono stati infatti definiti degli obiettivi da raggiungere da parte dei paesi europei entro il 2030, come ad esempio la diminuzione delle emissioni di da parte sia dei mezzi pesanti che delle autovetture, rispettivamente del 37,5% e del 31,5% in meno, alla luce anche di un più vasta mobilitazione contro i cambiamenti climatici affrontata nell’Accordo di Parigi del 2015. Queste nuove regolamentazioni pongono diverse prospettive in Italia, che con difficoltà si sta uniformando agli altri paesi europei in termini di produzione e di distribuzione dell’energia elettrica, soprattutto grazie ad aziende parastatali come Enel, Terna o Eni.
L’innovazione in questo campo avviene sia tramite la continua espansione del mercato dei veicoli elettrici, sia tramite l’utilizzo di nuovi servizi di mobilità urbana come biciclette, monopattini e scooter elettrici, portando, secondo Terna, ad un aumento della domanda energetica pari a 16 TWh nel 2030.
Tale richiesta sarà perfettamente gestibile grazie ad investimenti lungimiranti da parte dell’apparato statale: in particolare con l’implementazione di sistemi diffusi sul territorio per la ricarica wireless dei veicoli e con la continua ricerca tecnologica riguardo i dispositivi IoT, ossia una rete di apparati elettrici integrati che consentono lo scambio di informazioni fra diversi dispositivi.
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